IL MERCATO DEL LAVORO

 IL MERCATO DEL LAVORO


   DI CHE COSA PARLIAMO?                               

Il mercato del lavoro si riferisce agli scambi cha hanno per oggetto qualunque forma di prestazione lavorativa. alla base di questo vi è la nozione di lavoro salariato.
con la fuga dalle campagne avviata dal fenomeno delle recinzioni si forma infatti un gran numero di lavoratori liberi da rapporti di dipendenza personale con cui dovranno autonomamente provvedere alle proprie necessità.
Il salariato e quindi un uomo giuridicamente libero, la cui subordinazione nei confronti del datore del lavoro è limitata alla sfera professionale. Tuttavia egli può lavorare solo a patto che qualcuno gliene offra la possibilità assumendolo e corrispondendogli un salario.

     DOMANDA E OFFERTA                                 

L'economia politica classica considera il mercato come una sistema regolato dalla legge della domanda e dell'offerta, enunciata dall'economista francese Jean-Baptiste Say.
Secondo questa legge, il prezzo di una merce varia in proporzione al variare della domanda.

La legge di Say incoraggia la fiducia in un'illimitata capacità di autoregolazione del mercato, fino a raggiungere un punto di equilibrio soddisfacente sia per chi vende sia per chi compra.
Malgrado i limiti nel corso del 20.secolo (grande depressione) il meccanismo della domanda e dell'offerta non cessa di esercitare una
funzione di orientamento e predizione per nulla trascurabile

  L'ATIPICITÀ DEL MERCATO DEL LAVORO    

Quello del lavoro si presenta come un mercato sui generis.

È improprio parlare di "vendita" e di "acquisto" della forza-lavoro. 

Un individuo che cede ad altri la propria forza-lavoro non si "vende" totalmente: egli si limita a sottoscrivere un impegno, che successivamente dovrà onorare.

Anche considerando la forza-lavoro come una meccanismo alienabile al pari delle altre, la sua comrpevandita resta atipica.

In primo luogo, la legge di Say prevede che, per raggiungere l'assestamento tre l'offerta e la domanda di una dterminata merce, il suo prezzo di vendita oscili al di sopra o al di sotto del suo costo di produzione. Nel caso del lavoro l'oscillazione del prezzo incontra limiti ben precisi:

  • un essere umano non può cedere la propria attività lavorativa in cambio di una retribuzione inferiore a quella indispensabile per
    sopravvivere
  • non può confidare in un rialzo sistematico del salario anche nelle fasi più favorevoli ai venditori di forza-lavoro
Quest'ultima è la cosidetta legge bronzea dei salari, fromulata da Ferdinand Lassalle. Quindi essendo limitata la possibiltà di oscillazione del prezzo della merce-lavoro è altrettanto ridotta la sua capacità di modificare le tendenze della domanda, ovvero la richiesta di lavoro da parte delle imprese.

Secondariamente, mentre l'acquisto di un prodotto da parte del consumatore può essere effettivamente influenzato dal suo prezzo, il reclutamento della forza-lavoro è di fatto indipendente dal costo di quest'ultima.

L'abbassamento del prezzo non garantisce al lavoro il suo effettivo smercio: il mercato del lavoro si presenta anomalo rispetto a tutti gli altri.

COME SI "MISURA" IL MERCATO DEL LAVORO

La complessità e la variabilità del mercato del lavoro impongono a chiunque si accinga a descriverne le caratteristiche principali di munirsi di criteri quantitativi, cioè di indicatori, che permettano di rilevare come si ditribuisce il lavoro all'interno di una società, attuando anche i necessari confronti nello spazio e nel tempo.

Il primo indicatore:
  • popolazione in età lavorativa
  • = la popolazione di età compresa tra la minima e la massima prevista per far parte del mondo del lavoro.
  • Per popolazione attiva, o forza-lavoro, si intende quella parte della popolazione in età lavorativa che effettivamente lavora o cerca lavoro, in quanto oggettivamente in gradi di svolgere un'attività e soggettivamente disponibile a farlo

Altri iportanti indicatori:

  • tasso di attività
  • tassi di occupazione
  • tasso di dissocupazione 

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